È stato pubblicato un interessante articolo, a firma di Giacomo D’Arrigo direttore dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, dal titolo: ““Cosa vuoi fare da giovane? Talento, capitale umano e responsabilità”.
Nel trattare l’argomento, viene sottolineata l’importanza del Capitale Umano, quale valore da coltivare per consentire soprattutto ai “giovani volenterosi” di trovare la propria vocazione in qualsiasi settore della vita economica.
Un valore che cresce con la formazione individuale o di gruppo, ma che necessita di piena consapevolezza legata ad una responsabilità di impegni da assumere. E’ da quest’ultimo fattore, che a mio modo di vedere unisce la domanda e l’offerta nel mondo del lavoro, che nascono alcune riflessioni.
Il Capitale Umano è fatto da persone che rappresentano la conoscenza, le quali attraverso la ricerca giungono all’innovazione.
E’ un Capitale diverso da quello materiale o “fisico” come impianti o macchinari, ma è allo stesso modo utilizzato come bene economico con un valore ben più elevato.
Entrambi, però, non possono esistere singolarmente e, prescindendo dalla loro valenza, devono ottemperare allo stesso modo gli obblighi della buona economia attraverso le giuste regole riconosciute dagli stakeholders.
Quando ci si trova di fronte ad affermazioni che pongono in evidenza temi come la mancanza di capitali o di arretratezza economica, esse non rappresentano altro che “l’effetto” del ritardo economico.
La “causa” risiede nell’arretratezza del suo fattore umano e quindi del suo Know-how.
Tutti i soggetti economici devono tenere in considerazione tale caratteristica, adoperandosi nel promuovere questa nuova cultura d’impresa che coinvolge chiunque, soprattutto coloro che credono o di non avere bisogno di intraprendere questo tipo di cammino, o di non dover porre in essere un cambiamento, perché non ne ravvisano la necessità.
A loro va ricordato che nell’attuale contesto economico globale, se è vero che la valutazione dell’impresa avviene tenendo conto delle caratteristiche individuali, essa non può prescindere dalla sua contestualizzazione all’interno di un sistema economico in cui è posta in relazione con altri competitor. Se da tale valutazione emergerà un sistema economico “ arretrato”, ci si troverà allora in presenza di imprenditori poco capaci e lavoratori, alle loro dirette dipendenze, che valgono ancora meno.